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02 Ottobre 2017
Fra i 5 e i 6 milioni di anni fa il livello delle acque del Mediterraneo si abbassò di circa due chilometri, sfiorando il prosciugamento, e ciò comportò delle eruzioni vulcaniche sparse in tutti i principali Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum.
A ricostruire lo scenario, per la rivista Nature Geoscience, è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Ginevra, coordinato dall’italiano Pietro Sternai. Le cause di questa evaporazione non sono ancora note. Le conseguenze di tale sconvolgimento climatico, invece, sì: stretto di Gibilterra chiuso e continui movimenti nel sottosuolo, col magma che si espanse, scatenando una serie di eruzioni nelle zone che oggi corrispondono a Spagna meridionale, Marocco, Italia, Egeo, Turchia e Siria.
Il punto di partenza dei ricercatori è stata l'analisi dei depositi di sale che si trovano sui fondali del Mediterraneo. Si sapeva già che derivavano proprio da a questa evaporazione, ma nessuno aveva mai spiegato le conseguenze di tale evento. La prima risposta attendibile arriva dunque dal modello elaborato dai ricercatori coordinati da Sternai, basato su dati geologici. Quel che resta in Italia di quell'antichissima attività vulcanica sarebbero intrusioni di magma che restano a bassa profondità, incastrate nella crosta terrestre sotto le isole d'Elba e del Giglio. In Grecia, invece, quello di Santorini potrebbe essere il successore di uno di quegli antichi vulcani.
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