24 Ottobre 2016
In Giappone vige una credenza molto romantica, che vorrebbe ognuno di noi collegato alla propria anima gemella fin dalla nascita tramite un filo rosso.
Che si trovi dall’altra parte del mondo poco importa, prima o poi – anche se dovesse volerci del tempo – tutti noi la troveremo.
La leggenda narra che ciascuno di noi sia nato con un invisibile e lunghissimo filo rosso legato al mignolo della mano sinistra, avvolto indissolubilmente alla nostra anima gemella.
Questa tradizione nasce da una ancor più antica storia cinese: durante la dinastia Tang il giovane Wei cercava moglie, senza riuscire a trovare una donna adatta a lui. Arrivato nella città di Song, nei pressi di un tempio incontrò un anziano veggente che gli rivelò che la sua anima gemella aveva, in quel momento, solo 3 anni e che avrebbe dovuto aspettarne altri 14 prima di poterla incontrare. Wei, spinto dalla curiosità, vuole vedere la bambina, ma una volta scoperto che la piccola era povera, accecato dalla delusione decide di assoldare un sicario per ucciderla. L’assassino colpì la piccola tra gli occhi, ma non si accorse di averla solo ferita. 14 anni dopo, Wei era ancora scapolo, finché, nella città di Shangzhou, il governatore non gli offre sua figlia in sposa. La giovane era ricca e bellissima, con una fascia a coprirle la fronte. Quando Wei le chiese il motivo, lei gli rivelò di essere scampata a un tentato omicidio quando aveva 3 anni. Mosso dai sensi di colpa, Wei capì che il vecchio aveva ragione e rivelò tutta le verità alla ragazza.
foto da tumblr.com
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