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Credits: Instagram @chiaraferragni
29 Gennaio 2025
Redazione 105
Dopo mesi di indagine, è arrivata una notizia che sta rimbalzando ovunque: Chiara Ferragni è stata rinviata a processo per truffa aggravata, con la prima udienza per il prossimo 23 settembre. L’accusa si concentra sul presunto inganno legato alla vendita dei prodotti a marchio Ferragni, i famosi pandori e le uova di Pasqua di cui tanto si è dibattuto nei mesi scorsi, pubblicizzati con la promessa che i ricavi sarebbero stati devoluti in beneficenza. Secondo i pubblici ministeri, i consumatori sarebbero stati tratti in errore, convinti che il loro acquisto contribuisse a una causa benefica. Invece la somma destinata alla ricerca per combattere l’osteosarcoma e il sarcoma di Ewing era già stata precedentemente stanziata.
Ma cosa rischia ora la Ferragni? Iniziamo con lo spiegare che il reato di truffa si configura quando un soggetto, attraverso raggiri o artifici, induce un altro a compiere un atto che lo danneggia economicamente, traendo un profitto illecito per sé. Nella versione aggravata, la pena può variare dai due ai sette anni di reclusione, oltre a una multa. In questo caso specifico, l’aggravante deriva dall’utilizzo di mezzi informatici, ovvero i social media. Le piattaforme digitali, infatti, hanno giocato un ruolo fondamentale nella promozione dei prodotti, sfruttando la distanza tra venditore e acquirente e limitando la possibilità per quest’ultimo di verificare l’effettiva destinazione dei fondi.
Tuttavia è importante sottolineare che l’imprenditrice ha già intrapreso diverse azioni per riparare ai presunti danni. Tra queste spicca una donazione di un milione di euro all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Inoltre è stato raggiunto un accordo con il Codacons che ha previsto un risarcimento ai consumatori e un’ulteriore donazione di 200.000 euro destinata a progetti benefici. Questi gesti, pur non eliminando le accuse, potrebbero giocare a favore della Ferragni durante il processo, mostrando un atteggiamento collaborativo e volto a riparare il danno.
Nonostante il rischio di una condanna, è improbabile che l’imprenditrice debba scontare una pena detentiva in carcere, considerando sia la natura del caso che le attenuanti derivanti dalle azioni riparatorie già messe in atto. In caso di condanna, le pene più probabili sarebbero una multa e una pena detentiva sospesa. Il processo sarà comunque un momento cruciale per l’influencer, che con i suoi milioni di follower sui social e la sua immagine pubblica costruita nel tempo, rischia di subire un impatto non solo legale, ma anche reputazionale ancor maggiore di quanto avvenuto sinora.
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