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Ryan Reynolds parla dell’educazione dei figli con Blake Lively

“Sanno cos’è la gratitudine e conoscono abbastanza bene il mondo da aver sviluppato un forte senso di empatia”

Ryan Reynolds parla dell’educazione dei figli con Blake Lively

Credits: Instagram @blakelively

17 Dicembre 2024

Redazione 105

Crescere i propri figli lontano dai riflettori se si è delle star internazionali non è semplice. Per quanto si provi a tutelare la loro privacy, presto i bambini si trovano a fare i conti con il contesto privilegiato in cui sono nati. E se c’è chi non ha problemi ad esporli, c’è chi preferisce tenere i figli il più possibile protetti da paparazzi e telecamere. È il caso di Ryan Reynolds e Blake Lively che si impegnano ogni giorno per questa loro piccola “missione”. Ma perché hanno optato per questo stile di vita? A parlarne è l’attore di Deadpool & Wolverine in un’intervista a The Hollywood Reporter in cui ha spiegato: “Cerchiamo di dare loro una vita il più normale possibile”. 

I due attori insieme hanno quattro figli che stanno cercando di far crescere in un ambiente in cui non c’è spazio per la notorietà. Reynolds ha aggiunto: “Cerco di non sottolineare la differenza tra loro infanzia, la mia o quella di mia moglie. Entrambi siamo cresciuti nella classe operaia e più volte ricordo di essermi detto: ‘Non avrei mai pensato di ricevere un dono come questo quando ero bambino’, oppure, ‘Non avrei mai potuto permettermi il lusso di prendere il cibo da asporto’”. 

Ci stanno riuscendo? A suo dire sì: “Mi sono reso conto che quello non è il loro bagaglio personale. I miei figli sanno cos’è la gratitudine e conoscono abbastanza bene il mondo da aver sviluppato un forte senso di empatia. Secondo me, queste cose indicano che stiamo facendo un buon lavoro, soprattutto se sono in grado di entrare in empatia con altre persone e altri bambini”. Un tempo si cresceva in modo totalmente diverso da ora, come ricorda: “Quando ero bambino, io e gli altri lasciavamo tutto, uscivamo di casa e tornavamo al tramonto. Ora non riesco nemmeno a immaginarlo”.

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